domenica 16 dicembre 2007

Apple - Here's to the crazy ones

Itaca


Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.


Costantinos Kavafis

Mark Twain


Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite

sabato 29 settembre 2007

Gegè


Il tono era di scherzo, non nego, per via di quel maledetto estro. E poteva anche parere che io parlassi con tanta fatuità: lo riconosco. Ma le proposte di un Gegè medico o avvocato o professore e perfino deputato, se potevano far ridere me, avrebbero potuto imporre a lui, io dico, almeno quella considerazione e quel rispetto che di solito si hanno in provincia per queste nobili professioni così comunemente esercitate anche da tanti mediocri coi quali, poi poi, non mi sarebbe stato difficile competere.

La ragione era un’altra, lo so bene. Non mi ci vedeva neanche lui, mio suocero. Per motivi ben altri dai miei.

Non poteva ammettere, lui, ch’io gli levassi il genero (quel suo Gegè ch’egli vedeva in me, chi sa come) dalle condizioni in cui se n’era stato finora, cioè da quella comoda consistenza di marionetta che lui da un canto e la figlia dall’altro, e dal canto loro tutti i socii della banca gli avevano dato.

Dovevo lasciarlo così com’era, quel buon figliolo feroce di Gegè, a vivere senza pensarci dell’usura di quella banca non amministrata da lui.

E io vi giuro che l’avrei lasciato lì, per non turbare quella mia povera bambola, il cui amore mi era pur così caro, e per non cagionare un così grave scompiglio a tanta brava gente che mi voleva bene, se, lasciandolo lì per gli altri, io poi per mio conto me ne fossi potuto andare altrove con un altro corpo e un altro nome.

Luigi Pirendello - Uno nessuno e centomila

domenica 9 settembre 2007

Erodoto


Queste persone, così utili agli altri, in realtà sono infelici perché sostanzialmente sole. Certo, nella loro continua ricerca di altra gente, scoprono spesso in questo o quel paese persone simili a loro, di cui sanno tutto e che conoscono a fondo. Poi, una mattina, si svegliano sentendo che niente più li lega a quella gente e che niente li trattiene dall'andarsene anche il giorno stesso. Di colpo sentono il richiamo di altri lidi e altre genti, e ciò che ancora ieri li appassionava oggi è diventato insipido e insignificante.
Non si legano profondamente a niente, non mettono mai radici. La loro empatia è sincera ma superficiale. A chiedere loro quale tra i paesi visitati preferiscano, non sanno cosa rispondere. Quale? Un po' tutti, visto che in ciascuno c'è qualcosa di interessante. in quale vorrebbero tornare? Nuovo imbarazzo: non se lo sono mai chiesto. Quello che sicuramente vogliono è ripartire, tornare in pista. in fondo desiderano solo viaggiare.

Non si sa esattamente che cosa spinga l'uomo a girare il mondo. la curiosità? il desiderio di avventura? Il continuo bisogno di essere stupito? Chi perde la capacità di stupirsi è un uomo interiormente morto. Chi considera tutto un déjà vu e non riesce a stupirsi di niente, ha perso la cosa più preziosa, l'amore per la vita

Ryszard Kapuscinsky - In viaggio con Erodoto

giovedì 30 agosto 2007

Contagio emotivo


A New York, quel pomeriggio d'agosto, l'umidità era insopportabile; era la classica giornata in cui il diagio fisico rende ostile. Tornando in albergo, salii sull'autobus in Madison Avenue e fui colto di sorpresa dall'autista, un uomo nero di mezza età con un sorriso entusiasta stampato sul volto, che mi diede immediatamente il suo benvenuto a bordo con un cordiale "Ciao! Come va?": un saluto che rivolgeva a tutti quelli che salivano, mentre l'autobus scivolava nel denso traffico del centro. Ogni passeggero restava stupito, proprio come lo ero stato io, e pochi furono quelli che ricambiarono il saluto, chiusi com'erano nell'umor nero della giornata.
Ma mentre l'autobus procedeva lentamente nell'ingorgo, si verificò una lenta trasformazione - una sorta di incantesimo. l'autista si esibì per noi in un monologo, un vivavce commento sullo scenario intorno a noi - c'erano dei saldi fantastici in quel magazzino e una splendida mostra in quel museo... avevamo sentito di quel film al cinema in fondo all'isolato? l'uomo era deliziato dalle molteplici possibilità offerte dalla città, e il suo piacere era contagioso. Al momento di scendere dall'autobus, tutti si erano ormai scrollati di dosso il guscio di umor nero con il quale erano saliti, e quando l'autista gridava loro "Arrivederci, buona giornata!" rispondevano tutti con un sorriso.

Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva

I limiti del cambiamento


L'esperienza clinica ci insegna che l'esposizione improvvisa a informazioni di indole travolgente può avere uno dei due effetti: o possiamo riuscire ad assicurare la nostra sopravvivenza psicologica chiudendo le nostre menti alla nuova realtà e comportandoci come se non esistesse, oppure dovremmo fuggire completamente dalla realtà. Quest'ultima soluzione è l'essenza della follia.

Paul Watzlawick, La realtà della realtà

martedì 21 agosto 2007

La realtà: caso e necessità

...dovremo accettare un'idea alquanto meno 'sofisticata' dell'origine delle visioni del mondo che non quella insegnataci da queste due discipline (psicologia e metafisica); cioè un'idea basata semplicemente sull'interazione tra due ingredienti: caso e necessità.

(...) Una volta incorporato nella struttura DNA, l'evento - essenzialmente imprevedibile poiché sempre singolare - sarà meccanicamente e fedelmente ripetuto e tradotto: vale a dire, moltiplicato e trasposto in milioni o bilioni di copie. tratto fuori dal regno del puro caso, l'evento casuale entra in quello della necessità, delle certezze più implacabili. (Jacques Monod)

P. Watzlawick - La realtà della realtà

mercoledì 21 febbraio 2007

Stadi fondamentali del processo di risoluzione creativa dei problemi



Henry Pointcaré (matematico francese dell'800), è stato il primo ad individuare gli stadi fondamentali del processo di risoluzione creativa dei problemi, così scrive Daniel Goleman nel suo libro Creative Spirit (lo spirito creativo) di cui di seguito riporto degli estratti liberamente riadattati (se questo è un problema li tolgo!!!).

Le quattro fasi sono:
1) Preparazione
Il momento in cui ci si immerge nel problema alla ricerca di qualunque informazione. ci si apre a tutto ciò che abbia anche solo lontanamente a che fare con il problema da risolvere. E' come se si riempisse un cesto con ogni tipo di oggetto, anche improbabile, ma che forse ed inaspettatamente potrà iniziare a combaciare con gli altri.
La cosa più difficile da fare, in questa fase è liberarsi da pregiudizi ed autocensure. Abituata alla routine la nostra mente tende a vedere solo il modo più ovvio di affrontare il problema
1b) Frustrazione
E' possibile che si aggiunga al primo: altro non è che l'arrendersi della mente analitica e razionale, che raggiunge il proprio limite e si abbandona. E' normale che essa si verifichi ed è in un certo senso necessaria. Sapere che esiste ed imparare ad accettarla è importante affinché non la si colleghi a dei propri limiti personali o non la si etichetti come negativa. Spesso i problemi non vengono risolti, non perché siano in imposssibili ma perché ci si arrende troppo presto: costanza!
2) Incubazione
Quando la razionalità arriva al limite... dormiamoci sopra. E' un lavoro "passivo", la consapevolezza non può farci niente, dobbiamo lasciare che sia il nostro inconscio ad affrontare la cosa. E' bello pensare che c'è qualcuno di cui ci fidiamo ciecamente che lavora per noi! (in effetti la risposta potrebbe emergere in un sogno o nello stato di dormiveglia). Spesso sottovalutiamo l'inconscio, eppure lui è più libero da freni e autocensure di quanto non lo sia la nostra parte cosciente. Inoltre l'inconscio è un magazzino che contiene molti più dati (pare il 99% in più) rispetto alla mente cosciente, per cui ha molto più materiale su cui poter lavorare.
Per non parlare del fatto che è proprio là che ha sede l'intuizione: l'impressione di essere nel giusto è appunto il modo più chiaro in cui percepiamo le conoscenze del nostro inconscio (sul pensiero intuitivo si veda anche Malcolm Gladwell, Blink - tradotto come "In un batter di ciglia")
3) Fantasticare
Nei momenti in cui non pensiamo a nulla siamo più aperti alle intuizioni dell'inconscio. Paul MacCready, inventore del primo aereo a propulsione umana afferma: "Può darsi che tu non riesca a trovare subito una soluzione, e allora lasci perdere il problema per un po', ma poi, all'improvviso, magari mentre ti stai facendo la barba, ti viene una buona idea".
Riuscire a rilassarsi è fondamentale quanto difficile dati i ritmi della vita moderna. A scuola, al lavoro, quando guardiamo la televisione: in tutti questi casi è la mente di qualcun altro che controlla ciò che pensiamo.
4) Illuminazione
Quando tutto a un tratto (e con un pizzico di fortuna) la soluzione emerge come dal nulla.

Mark Twain


"L'uomo con un'idea nuova è un matto finché la sua idea non ha successo"

martedì 20 febbraio 2007

O. Wilde



"La coerenza è l'ultimo rifugio delle persone prive d'immaginazione"