giovedì 30 agosto 2007

Contagio emotivo


A New York, quel pomeriggio d'agosto, l'umidità era insopportabile; era la classica giornata in cui il diagio fisico rende ostile. Tornando in albergo, salii sull'autobus in Madison Avenue e fui colto di sorpresa dall'autista, un uomo nero di mezza età con un sorriso entusiasta stampato sul volto, che mi diede immediatamente il suo benvenuto a bordo con un cordiale "Ciao! Come va?": un saluto che rivolgeva a tutti quelli che salivano, mentre l'autobus scivolava nel denso traffico del centro. Ogni passeggero restava stupito, proprio come lo ero stato io, e pochi furono quelli che ricambiarono il saluto, chiusi com'erano nell'umor nero della giornata.
Ma mentre l'autobus procedeva lentamente nell'ingorgo, si verificò una lenta trasformazione - una sorta di incantesimo. l'autista si esibì per noi in un monologo, un vivavce commento sullo scenario intorno a noi - c'erano dei saldi fantastici in quel magazzino e una splendida mostra in quel museo... avevamo sentito di quel film al cinema in fondo all'isolato? l'uomo era deliziato dalle molteplici possibilità offerte dalla città, e il suo piacere era contagioso. Al momento di scendere dall'autobus, tutti si erano ormai scrollati di dosso il guscio di umor nero con il quale erano saliti, e quando l'autista gridava loro "Arrivederci, buona giornata!" rispondevano tutti con un sorriso.

Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva

Nessun commento: